07/04/11

Gentilezza e potere


Può esser il potere, gentile?
In due giorni consecutivi, sono stato "maltrattato" da poliziotti che piantonavano l' ingresso di un palazzo civico, importante come la Prefettura di Milano.

"Uscite di la", "fateli entrare", "deve attendere fuori" come se i questuanti cittadini fossero vacche che ingombravano e lordassero l' entrata del palazzo.

In realtà, eravamo persone normali che desideravano informazioni sulle pratiche in corso presso la Prefettura, in orari di ricevimento delle visite.

Gentilezza e potere: sono concetti contraddittori? Si può esser gentili, anche se si ricopre una carica importante e simbolica?

Lo si dovrebbe: in effetti il funzionario pubblico è al servizio dello Stato, e lo Stato è formato dai cittadini.

Esser sgarbati significa semplicemente voler rimarcare le differenze tra "l' interno", l' organo che gestisce il potere, e l' esterno, chi riceve il servizio.

In realtà non si dovrebbe neanche parlare di potere: bisognerebbe parlare d' importanza.
Identificare il "potere" significa" minimizzare l' altro" che è impotente e quindi poverino.
In una società civile ciò e' incomprensibile: una gestione sgarbata della cosa pubblica provoca irritazione e rapporti non armoniosi nella popolazione verso i custodi del "potere".
Inoltre, la conseguenza peggiore è la mancanza di rispetto: il tutore dell' ordine, sgarbato o arrogante non avrà mai il rispetto del cittadino. Il cittadino obbedirà solo per paura e non per convinzione, non rispetterà la legge perchè essa viene amministrata con arroganza.

Da un battito d' ali di farfalla, si scatena una tempesta.
Da una sgarberia, manca la cultura della Stato.
Non poco.

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